scorcio dal Colle di Sant'Augusta loghi Comune di Vittorio Veneto Regione del Veneto Centro Studi Usine
Il Progetto

Vittorio Veneto, città contemporanea, "a macchia di leopardo" ma non diffusa, connotata da forti valori ambientali e nuclei storici, "denominazione che non ha luogo" come la definisce l'Arch. Marisa Fantin ricordando l'operazione amministrativa che nel 1866 la concretò, può rappresentare un caso studio di eccezionale interesse riferito all'integrazione tra memoria di ciò che è stato e volontà per ciò che sarà.


Tra memoria e volontà quindi, il Nuovo Sistema di Visita della città ha inteso indagare e portare alla luce il DNA del territorio locale, le regole che hanno sottinteso allo sviluppo storico e contemporaneo di aree centrali e periferiche, i ruoli urbani svolti dal fiume, dalle colline e dai piani urbanistici di tipo "estensivo" realizzati tra il 1880 (il Piano Gabelli) ed il 1939 (il Piano De Min), confezionando il pacchetto trasmissibile su scala culturale, poi turistica.

 

Esso non segue la logica del "contenitore di informazioni" ma del "sistema di informazioni", non intende irrigidire un tessuto da far conoscere, bensì coagularlo, né vincolarlo ad un "capo" e una "coda", e neppure potrebbe, anche se lo volesse; infatti, se per la fascia urbana "destra-Mescho" è cosa facile mettere a sistema i "fatti" artistici e paesaggistici, altrettanto non può ancora dirsi per il tessuto e per i monumenti posti nella "sinistra-Meschio", in cui la città sembra ancora priva di una saldatura continua. E, quindi, mentre per la prima ipotesi, corrispondente a questa prima fase di vita del Nuovo Sistema di Visita, viene proposta la costituzione di tre percorsi fondamentali, per la seconda invece, non si possono che attendere gli eventi che la città sarà in grado di esprimere nei prossimi anni.


In ogni caso anche questa fase iniziale di Sistema deve intendersi, da parte di tutti, come un primo passo nella direzione di una più completa definizione degli assi strutturanti il disegno della città, definizione già peraltro intrapresa con opere importanti negli scorsi anni e di cui l'attuale pista ciclabile lungo il fiume rappresenta il tassello più visibile.


E dunque in una situazione "in fieri" quale è lo sviluppo di una qualunque città, nello specifico la Nostra città, appare sconveniente imporre punti di partenza o arrivo predeterminati, ed invece va colta l'occasione, pur nell'individuazione di percorsi e rispettive stazioni informative, per lasciare massima libertà di conoscenza al visitatore a partire dal punto (o stazione informativa) in cui esso si trovi. Nell'ambito di un "dinamismo urbano" congenito gli esercizi commerciali della città vengono coinvolti ora istituzionalizzando un ruolo, ad oggi sconosciuto, di comunicazione e promozione del Sistema stesso, libero da condizioni statiche e solo apparentemente remunerative. Ciascun esercizio commerciale sarà sede in cui raccogliere informazioni d'ambito sotto forma di piccole schede di presentazione numerate a seconda delle stazioni informative che compongono il singolo percorso.


Dal punto di vista infrastrutturale questo primo stralcio potrà essere ricordato anche per l'opera che dà avvio al cosiddetto "Percorso dei Margini" in un punto strategico che oggi preclude un facile rapporto, protetto dal traffico veicolare, tra Ceneda e Serravalle. Infatti anche l'opera denominata "By-pass S. Gottardo" supera il proprio significato fisico legato alle contingenze, andando piuttosto a caratterizzare la sfera delle scelte politiche e culturali, il volto e la fortuna di una città, nella consapevolezza che la figura del "ponte" assume sempre, nelle piccole e nelle grandi occasioni, significati che prescindono dal ruolo squisitamente ingegneresco. E' infatti "figura retorica", il ponte, costantemente indotta a trasformarsi in simbolo di divisione (nel caso di eventi belligeranti) o ri-congiunzione (nel caso di rappacificazioni sociali o di razza).

 

Qui a Vittorio Veneto possiamo "goderci" la seconda condizione e riconoscere che l'intervento può assumere importanze che si misurano su un orizzonte temporale vasto, in cui il "progresso" urbano si "farà" in proporzione al livello di mutua relazione raggiunto tra le parti storiche che lo compongono, Ceneda e Serravalle in primis.

 

Ci viene in aiuto la memoria per ricordare la prima passerella pedonale di attraversamento del fiume Meschio, realizzata dal Sindaco Uliana in anni, per così dire, "non sospetti" rispetto a ragionamenti che oggi ricollocano il percorso del fiume al centro di un dibattito che, snodandosi tra strumenti urbanistici degli anni '90 (Variante di Sintesi al PRG del 19992, Piano Guida del Meschio del 1993) e nuove proposte di lettura della città (Progetto Piani e Vuoti del 2003), dovrà obbligatoriamente condurre a maturare per quell'area un grande progetto urbano.